Sherman Ong

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«Sono una persona curiosa e questo senso di curiosità verso il mondo che mi circonda definisce in larga parte il mio lavoro. I due campi in cui lavoro, i film e la fotografia, hanno una cosa in comune — la narrazione. Mi ha sempre interessato raccontare storie sulla condizione umana — vivere, morire, amare, sperare, dimenticare e desiderare — e la relazione che abbiamo con la terra — come organizziamo e regoliamo le nostre vite e il nostro ambiente.[1]»

Sherman Ong

Sherman Ong (Malacca, 1971) è un fotografo, regista e artista malese residente a Singapore, che indaga temi quali la condizione umana, le relazioni interpersonali, il rapporto fra esseri umani e natura, e l'immigrazione[1]. Le sue opere fotografiche sono state esposte alla Biennale di Venezia e in importanti musei internazionali fra cui il Centre Pompidou di Parigi, il Martin-Gropius-Bau di Berlino e il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.[2] Ha inoltre partecipato a festival cinematografici come l'International Film Festival Rotterdam e il Tokyo International Film Festival.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sherman Ong nasce a Malacca, Malaysia nel 1971 in una famiglia Peranakan, una comunità di origine cinese stabilitasi in Malesia intorno al 1700.[1][2] Il padre lavora come proiezionista in un cinema, e nel 1981 gli regala una macchina fotografica Kodak Instamatic con cui Ong inizia a fotografare il mondo che lo circonda.[1] Dopo aver studiato in scuole malesi, ottiene una borsa di studio ASEAN che gli consente di entrare allo Hwa Chong Junior College di Singapore (1989–1990).[2][3] In seguito si iscrive all'Università di Singapore dove si laurea con lode in giurisprudenza.[4] Dopo aver ottenuto una borsa dalla Singapore Film Commission, nel 2002 realizza il cortometraggio The Ground I Stand, in cui racconta la storia e la filosofia di vita di un'anziana donna malese che vive a Singapore.[2][5][6] Il film vince il premio come miglior documentario ai Malaysian Video Awards.[2] Nel 2003 Ong realizza State of Things, un cortometraggio che analizza la marginalizzazione della lingua malese a Singapore.[5]

Nello stesso anno esce Exodus, un nuovo cortometraggio ambientato in Indonesia che mostra l'incontro fra una sciampista cinese e una danzatrice di corte giavanese nel periodo successivo alla morte di Suharto.[6] Il film è presentato in anteprima all'International Film Festival Rotterdam, e vince il premio speciale della giuria ai Malaysian Video Awards, il premio come miglior film sperimentale all'International Panorama of Independent Filmmakers di Patras, Grecia, e il premio speciale della giuria agli Independent Short Film and Video Awards di Hong Kong.[2] Nel 2005 Ong ottiene una residenza al Goethe-Institut di Hanoi, Vietnam dove realizza la serie di fotografie HanoiHaiku, una forma di haiku visuale in cui le fotografie sono accostate per creare una narrazione.[7] La serie successiva, Monsoon, documenta la vita degli abitanti di Hanoi durante la stagione dei monsoni.[7]

Nel 2007 Ong ottiene una nuova residenza all'Asian Art Museum di Fukuoka, Giappone.[2] Nello stesso anno realizza il film Hashi, che racconta l'intreccio tra le vite di tre donne giapponesi e viene premiato per la migliore sceneggiatura ai Singapore Film Awards.[2][8] Nel frattempo fonda insieme ad altri registi il collettivo 13 Little Pictures.[2] Nel 2009 il curatore Tang Fu Kuen lo invita a partecipare al padiglione di Singapore alla Biennale di Venezia, dove ottiene una menzione speciale.[9] La Biennale di Singapore gli commissiona inoltre il film Flooding in the Time of Drought, che immagina cosa succederebbe se improvvisamente una crisi idrica prosciugasse la città-stato.[10] Il film è presentato in anteprima all'International Film Festival Rotterdam nel 2010.[10] Nello stesso anno Ong inizia la serie di fotografie Spurious Landscapes, che ha come tema il paesaggio ed è realizzata in Spagna, Vietnam, Singapore e Brasile.[7]

Nel 2012 collabora al progetto Little Sun di Olafur Eliasson, che viene esposto alla Tate Modern di Londra. Nel 2014 presenta l'installazione video Motherland al festival Videobrasil di San Paolo e vince la menzione d'onore.[11][12][13] L'opera studia il tema dell'immigrazione verso Singapore, documentando tramite video e oggetti le storie di alcuni migranti che vivono nella città-stato.[11][12][14] Nello stesso anno lavora al film Lucy & I, girato insieme alla regista norvegese Birgitte Sigmundstad e presentato all'Hong Kong-Asia Film Financing Forum. Nello stesso periodo l'artista espone le proprie serie fotografiche Monsoon e Spurious Landscapes nella mostra Spurious Stories from the Land and Water presso l'Art Plural Gallery di Singapore.[15] Inoltre il curatore cubano Gerardo Mosquera sceglie di esporre alcune fotografie della serie HanoiHaiku nella mostra Perduti nel paesaggio presso il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.[16][17]

Temi trattati[modifica | modifica wikitesto]

Uno dei temi centrali nell'opera di Ong è il rapporto tra esseri umani e natura.[1] Egli ritiene che l'isolamento dalla natura causato dall'urbanizzazione e dall'industrializzazione della società contemporanea, e il desiderio umano di controllare la natura, costituiscano uno stile di vita disfunzionale.[1] Questo è evidente nelle società di Singapore e Hong Kong dove, secondo Ong, la preoccupazione principale delle persone è il consumo e l'accumulo di beni materiali.[1] Ong confronta queste società con quelle degli Indiani d'America, degli indigeni del Sud-est asiatico, di Bali e in parte anche del Giappone, che secondo l'artista valorizzano l'armonia con la natura.[1] Nel film Flooding in the Time of Drought (2009) Ong si misura con il tema della catastrofe ambientale, nella serie fotografica Monsoon (2005) documenta la stagione dei monsoni in Vietnam e nella serie Spaces mette a confronto spazi artificiali con il paesaggio naturale.[18] In Spurious Landscapes fotografa invece paesaggi naturali o artificiali che presentano elementi di ambiguità.[19]

«Mi ha sempre interessato raccontare storie che parlano della condizione umana e di come ci organizziamo e regoliamo le nostre vite e il nostro ambiente. Sono interessato a esplorare l'intersezione fra la natura e la natura umana.[1]»

Un altro tema ricorrente nell'opera di Ong è quello delle contraddizioni e dei conflitti della società attuale.[5] Nel cortometraggio The Ground I Stand (2002) l'artista mette in evidenza questi aspetti tramite la figura di Nyaterang, un'anziana vedova Malay che vive a Singapore in condizioni di semi-povertà.[5] La rassegnazione che è espressa nei discorsi della donna contrasta fortemente con gli ideali di sviluppo economico e sociale della società singaporiana.[5] Anche State of Things (2003) tratta lo stesso tema, documentando la scarsa conoscenza della lingua malese da parte degli abitanti di Singapore.[5] Essi mostrano stupore e perplessità di fronte alle domande di Ong che chiede loro se conoscano il significato del testo di Majulah Singapura, inno ufficiale della città-stato.[5] Anche l'installazione Motherland (2011) tratta il tema dell'integrazione fra culture diverse, raccontando le storie di alcuni migranti che vivono a Singapore.[14]

Un altro tema ricorrente è il sogno, ad esempio nel film Hashi (2009) la protagonista Momo si addormenta frequentemente durante il giorno e sogna un attacco di tonni contro il Giappone, balene che spruzzano sangue dagli sfiatatoi, un gatto la cui pancia esplode a causa dell'eccessivo nutrimento ricevuto dalla padrona.[5] Infine, in Missing You Ong affronta il tema della memoria, chiedendo ad alcune persone di mettersi in posa come se fosse presente una persona cara che è lontana o deceduta.[20] I partecipanti portano alcuni oggetti che associano alla persona cara, e scrivono i propri pensieri su una scatola trasparente.[20] In questo modo essi ricordano i momenti trascorsi con quella persona, e Ong riesce a cogliere nelle proprie fotografie le emozioni che essi provano.[20]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Film[modifica | modifica wikitesto]

  • The Ground I Stand (corto, 2002)
  • State of Things (corto, 2003)
  • Exodus (corto, 2003)
  • Hashi (2009)
  • Flooding in the Time of Drought (2009)
  • Memories of a Burning Tree (2010)
  • I Want to Remember (2011)
  • Lucy & I (2014)

Serie fotografiche[modifica | modifica wikitesto]

  • HanoiHaiku (2005)
  • Monsoon (2005)
  • Spaces
  • Missing You
  • Spurious Landscapes

Installazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Motherland (2011)

Mostre personali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i (EN) Ellen von Wiegand, An Interview with Photographer Sherman Ong: Narrating Through Image, su artpluralgallery.com, Art Plural Gallery, 14 maggio 2014. URL consultato il 25 giugno 2014.
  2. ^ a b c d e f g h i j (EN) Sherman Ong, Biography, su shermanong.com. URL consultato il 25 giugno 2014.
  3. ^ (EN) Sherman Ong, su Berlinale Talents, Berlinale. URL consultato il 7 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2014).
  4. ^ (EN) Sherman Ong, su filmfestivalrotterdam.com, Film Festival Rotterdam. URL consultato il 25 giugno 2014.
  5. ^ a b c d e f g h (EN) Adele Tan, Exposing Li(v)es: Sherman Ong, in C-Arts, 29 dicembre 2010. URL consultato il 25 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
  6. ^ a b (EN) Jan Uhde e Yvonne Ng Uhde, Singapore Cinema: Spotlight on Short Film Production (PDF), 2004, p. 22. URL consultato il 25 giugno 2014.
  7. ^ a b c (EN) Lara Sedbon, Interview: Sherman Ong, su artpluralgallery.com, 3 aprile 2014. URL consultato il 25 giugno 2014.
  8. ^ (EN) Sherman Ong, Hashi, su shermanong.com. URL consultato il 25 giugno 2014.
  9. ^ (EN) Sherman Ong, Special Mention for Ming Wong and Singapore Pavilion, su shermanong.blogspot.it, 8 giugno 2009. URL consultato il 25 giugno 2014.
  10. ^ a b (EN) Flooding in the Time of Drought, su filmfestivalrotterdam.com, International Film Festival Rotterdam, 2010. URL consultato il 25 giugno 2014.
  11. ^ a b (EN) Sherman Ong — 18th Festival, 2014, su site.videobrasil.org.br, Videobrasil, 2014. URL consultato il 25 giugno 2014.
  12. ^ a b (EN) Motherland, su site.videobrasil.org.br, Videobrasil, 2014. URL consultato il 25 giugno 2014.
  13. ^ (EN) 18th Contemporary Art Festival Sesc_Videobrasil, su e-flux.com, 2011. URL consultato il 25 giugno 2014.
  14. ^ a b (EN) Sherman Ong — Motherland, su noorderlicht.com, Noorderlicht, 2011. URL consultato il 25 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  15. ^ (EN) Sherman Ong: Spurious Stories from the Land and Water, su artpluralgallery.com, Art Plural Gallery, 2014. URL consultato il 25 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2014).
  16. ^ (EN) News: Sherman Ong in Lost in Landscape at Mart Rovereto, su artpluralgallery.com, Art Plural Gallery, 29 aprile 2014. URL consultato il 25 giugno 2014.
  17. ^ Perduti nel paesaggio, su mart.trento.it, Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 2014. URL consultato il 25 giugno 2014.
  18. ^ (EN) Sherman Ong, Spaces, su shermanong.com. URL consultato il 25 giugno 2014.
  19. ^ (EN) Sherman Ong, Spurious Landscapes, su shermanong.com. URL consultato il 25 giugno 2014.
  20. ^ a b c (EN) Sherman Ong, Missing You, su shermanong.com. URL consultato il 25 giugno 2014.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN5408149919441806650002 · ISNI (EN0000 0004 9844 8750 · LCCN (ENno2017080617 · WorldCat Identities (ENlccn-no2017080617